L’impianto sperimentale progettato dalla “Garbo” attende il via libera della Provincia
Un impianto sperimentale pilota per verificare la fattibilità industriale di un nuovo processo di riciclo chimico dei rifiuti plastici a base di Pet – il polietilene tereftalato – con cui tra l’altro si realizzano le bottiglie dell’acqua minerale. Materiali che oggi, pur raccolti in modo differenziato, in gran parte sono poi classificati come «Plasmix», plastiche miste non recuperabili, e finiscono in discarica o nei termodistruttori. L’istanza è presentata dalla «Garbo srl» di Cerano e sarà esaminata nella conferenza dei servizi in Provincia il 6 novembre.
Tecnologia inedita in Italia
Si tratta di una tecnologia innovativa che in Italia finora nessuno possiede e che l’azienda ha sviluppato nel suo laboratorio di ricerca interno a partire dal 2013, avvalendosi anche della consulenza del professor Maurizio Toselli, del dipartimento di chimica industriale dell’università di Bologna. Un altro esempio virtuoso di un territorio che, a partire dalla Novamont, rappresenta un’eccellenza nella chimica «verde» e sostenibile. L’attenzione si concentra su alcune categorie di rifiuti plastici che oggi non sono riciclati: per esempio le vaschette e i vassoi nei quali al supermercato sono confezionati gli affettati, o le bottiglie opache in Pet per il latte, o i tessuti a base di poliestere.
Da bottiglie per l’acqua
Di fatto oggi solo circa il 10% dei rifiuti plastici in Pet viene recuperato, cioé le bottiglie dell’acqua; per tutto il resto non esiste un procedimento meccanico che consenta di ottenere una materia prima seconda con un valore che ne giustifichi il recupero. Questa tecnologia, con processo chimico, dovrebbe permettere un riciclo di altri rifiuti a base di Pet, dai quali ricavare un prodotto intermedio, il Bhet, poi utilizzabile dalle aziende al posto della materia prima d’origine fossile.
«I test di laboratorio – dice Luca Fragiacomo, uno dei procuratori dell’azienda di cui è amministratore unico e direttore tecnico il padre Guido – hanno dimostrato che questo processo funziona e consente di purificare lo scarto di Pet ottenendo materiale praticamente uguale a quello vergine, utilizzabile dalle aziende che producono Pet. Nel caso delle vaschette del supermercato il recupero meccanico non è possibile perché sono un multistrato. Con la nostra tecnologia si scompongono e si recupera la parte valorizzabile. Gli esperimenti sono stati condotti su campioni nell’ordine dei chili. Ora puntiamo alla scala industriale».
Il progetto prevede la realizzazione di un reparto con un piccolo impianto pilota per verificare se ci sono le condizioni in termini di fattibilità tecnico-economica, resa e qualità. La capacità massima: 3 tonnellate al giorno, al massimo mille in un anno. Ma potrebbe bastare molto meno, qualche mese, per produrre 100-200 tonnellate di Bhet da inviare alle aziende produttrici di Pet e avere la qualifica industriale.